Nel cuore del Salento, tra ulivi secolari e muretti a secco, sopravvive una piccola “isola linguistica” chiamata Grecìa Salentina. Dodici borghi in provincia di Lecce formano un mosaico di culture, accenti e tradizioni che affondano le radici nella Magna Grecia e nel mondo bizantino. Qui, il suono del Griko, lingua minoritaria tutelata dalla legge 482/1999, risuona ancora nelle piazze, nei canti popolari e nelle storie tramandate da generazioni.
Visitare questi paesi significa entrare in contatto con una comunità viva, orgogliosa della propria identità e impegnata a conservarla attraverso festival, laboratori e iniziative culturali coordinate dall’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina. È un viaggio lento, fatto di incontri, parole antiche e sapori autentici: un’esperienza che unisce cultura, turismo sostenibile e memoria collettiva.
Il Griko (o Grico) è una lingua neogreca ancora parlata in parte della Puglia meridionale e della Calabria. Le sue origini sono oggetto di studio: alcuni linguisti lo collegano all’antico greco delle colonie magnogreche, altri alle dominazioni bizantine medievali. In ogni caso, rappresenta una delle minoranze linguistiche storiche d’Italia, riconosciuta dalla legge 482/1999 e inserita dall’UNESCO tra le lingue “severamente in pericolo”.
Oggi il Griko si ascolta nelle voci di cantori e anziani, ma anche in scuole, laboratori e festival che promuovono corsi, pubblicazioni e spettacoli bilingui. L’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina sostiene progetti educativi e culturali, mentre università e associazioni – come Ghetonìa di Calimera – lavorano per mantenerne viva la trasmissione.
Nelle stradine di Calimera, Martano o Sternatia, cartelli e insegne riportano parole in doppia lingua: “Benvenuti – Kalòs irtáte”. È un gesto semplice ma potente, che racconta il desiderio di una comunità di non scomparire. Il patrimonio sonoro del Griko vive anche nella musica popolare: dal Canzoniere Grecanico Salentino al grande festival La Notte della Taranta di Melpignano, il Griko diventa lingua di poesia, danza e dialogo interculturale.
Sostenere questa realtà significa scegliere un turismo consapevole, capace di unire viaggio e tutela culturale. In ogni sagra, rassegna o festa di paese, ascoltare anche solo poche parole in Griko significa condividere una memoria comune europea, dove il greco antico incontra il dialetto salentino e la contemporaneità.
La Grecìa Salentina riunisce oggi dodici comuni: Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano de’ Greci, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollino e Sogliano Cavour. I primi nove costituiscono la storica “Grecìa linguistica”, mentre i restanti tre si sono uniti successivamente per creare una rete culturale e turistica condivisa.
Visitare questi paesi significa scoprire una rete di esperienze autentiche, tra artigianato locale, cucina contadina e ospitalità diffusa. Nei ristoranti tipici potrai assaggiare piatti come la fava e cicorie, il pane “psomì” e l’olio extravergine DOP del Salento.
Ogni borgo custodisce un frammento della Grecia antica, rielaborato in chiave salentina. La presenza di cartelli bilingui e la diffusione di dizionari online Griko-Italiano mostrano la vitalità di una lingua che continua ad adattarsi ai tempi. È un itinerario da vivere a passo lento, con soste nei musei, nei chiostri, e durante le manifestazioni estive che uniscono musica e tradizione.
In piazza, nei menu o nei cartelli stradali, il Griko si manifesta in piccole frasi quotidiane. Ecco dieci parole che sentirai spesso e che raccontano il valore della lingua come ponte tra culture:
Usarle durante il viaggio è un modo per entrare in sintonia con gli abitanti e dimostrare rispetto per una lingua fragile ma viva. Nei festival o nei laboratori linguistici, come quelli promossi dall’Università del Salento, potrai imparare ulteriori espressioni legate alla musica e all’affettività: agapò (“ti amo”), ghetonìa (“vicinato”), filìa (“amicizia”).
La conoscenza del Griko arricchisce l’esperienza di viaggio, trasformandola in un incontro culturale profondo. Ogni parola è un frammento di storia che si rinnova ogni volta che viene pronunciata. E quando, passeggiando tra le corti di Calimera o le piazze di Melpignano, sentirai qualcuno dire “Calòs irtáte” – benvenuto – saprai di essere parte, anche solo per un momento, di una delle comunità linguistiche più antiche e affascinanti d’Europa.