Le Isole Tremiti, al largo del Gargano in Puglia, sono molto più di un arcipelago dalle acque cristalline: rappresentano un luogo dove mito e storia si intrecciano in maniera indissolubile. Conosciute nell’antichità come Isole Diomedee, queste terre custodiscono una leggenda affascinante legata all’eroe acheo Diomede, protagonista dei poemi omerici e simbolo del valore guerriero greco. Secondo la tradizione, dopo la caduta di Troia l’eroe trovò riposo eterno proprio qui, trasformando le Tremiti in uno scenario di sacralità e memoria.
Ancora oggi, il richiamo delle “Diomedee”, uccelli marini dal canto struggente, sembra perpetuare la sua presenza, alimentando un immaginario che unisce poesia e spiritualità. Visitare le Tremiti significa così avvicinarsi non solo a un paesaggio unico, ma anche a un patrimonio immateriale che affonda le radici nella cultura classica e continua a dare forma all’identità locale.
Diomede, figlio di Tideo e re di Argo, è tra i protagonisti più celebrati dei poemi epici greci. Nell’Iliade appare come uno degli eroi più valorosi: affronta i troiani con coraggio, riceve l’appoggio diretto di Atena e si distingue per equilibrio e razionalità. Nonostante il suo ruolo di guerriero, Diomede è anche simbolo di intelligenza strategica e misura, qualità che lo resero un personaggio venerato nelle tradizioni successive.
Secondo fonti post-omeriche e miti locali, dopo la distruzione di Troia egli non fece ritorno ad Argo, ma intraprese un viaggio lungo l’Adriatico. Navigando da est verso ovest, avrebbe fondato colonie sulle coste pugliesi e in altre zone del Mezzogiorno, lasciando tracce del suo culto. Le Isole Tremiti diventano in questo racconto il luogo conclusivo, tappa finale del suo esilio e scenario in cui mito e geografia si sovrappongono.
La figura di Diomede, trasmessa attraverso fonti classiche come Omero, Pseudo-Apollodoro e le leggende locali, ha contribuito a costruire un immaginario che lega l’Adriatico al mito troiano. In questo senso, le Tremiti non sono solo un arcipelago di straordinaria bellezza, ma anche un simbolo letterario che collega la Puglia al patrimonio culturale mediterraneo. La narrazione del suo viaggio sottolinea come la memoria degli eroi potesse radicarsi in luoghi lontani dalla Grecia, ampliando lo spazio della mitologia fino alle coste italiane.
Il nucleo centrale del mito tremitese riguarda la sepoltura dell’eroe. La tradizione vuole che Diomede sia stato sepolto sull’isola di San Nicola, oggi sede del borgo storico e dell’Abbazia di Santa Maria a Mare. Pur mancando evidenze archeologiche concrete, nei secoli pellegrini, monaci e cronisti hanno alimentato la convinzione che qui si trovasse la tomba dell’eroe. Antiche iscrizioni, reliquie e narrazioni orali hanno contribuito a consolidare questa memoria collettiva, trasformando San Nicola in un luogo di pellegrinaggio simbolico.
La leggenda della tomba ha avuto grande risonanza nel Medioevo, quando le Tremiti divennero un punto di riferimento monastico e culturale. Le cronache riportano che viaggiatori provenienti da diverse regioni mediterranee cercavano nelle isole non solo devozione religiosa, ma anche il contatto con la memoria epica di Diomede. La sovrapposizione tra culto cristiano e mito greco rese le Tremiti un luogo unico, capace di ospitare diverse forme di sacralità.
Questa tradizione non ha mai smesso di vivere. Ancora oggi, racconti popolari parlano di una sepoltura nascosta, di massi sacri e di reliquie che richiamano il nome dell’eroe. La percezione delle Tremiti come “isole della memoria” ha così contribuito a plasmare l’identità culturale dell’arcipelago. Studi recenti citati dal Ministero della Cultura segnalano come il mito sia parte integrante del patrimonio immateriale della Puglia, non meno importante dei monumenti storici.
Un aspetto affascinante del mito riguarda il nome stesso delle Tremiti, note come Isole Diomedee. Secondo una variante, l’arcipelago sarebbe nato dalle pietre scagliate da Diomede in mare, divenute scogli e isole. Questo racconto conferisce al paesaggio un’origine eroica, in cui la geografia si fa mito. Ma la parte più suggestiva è legata al canto delle “Diomedee”, le berte maggiori che popolano le scogliere.
La leggenda narra che si trattasse delle compagne di Diomede, trasformate dagli dèi in uccelli per piangere in eterno la sorte del loro condottiero. Il loro verso notturno, un lamento simile a un pianto umano, ha impressionato marinai e viaggiatori per secoli, rafforzando l’aura mitica delle isole. Per gli abitanti e per chi visita l’arcipelago, ascoltare questo richiamo significa vivere un contatto diretto con la leggenda.
Questo legame tra natura e mito è unico nel Mediterraneo: il paesaggio sonoro delle Tremiti diventa memoria vivente dell’eroe, perpetuando il racconto in forma acustica. Non è un caso che autori classici e moderni abbiano descritto il canto delle berte come “voce di Diomede” o come “eco degli dèi”. Oggi, la leggenda è parte integrante della cultura locale, citata nelle iniziative culturali promosse dal Parco Nazionale del Gargano. In questo modo, mito e ambiente naturale si fondono, rendendo le Tremiti un luogo dove il ricordo di Diomede non è relegato al passato, ma continua a vivere ogni notte nel vento e nel mare.